Fibre Rigenerate

Il Cashmere Riciclato e Rigenerato

Il tessile italiano è diventato sostenibile ed oltre a combinare lavorazioni artigianali con processi produttivi trasparenti, ha dato vita a un nuovo fenomeno : la rigenerazione del cashmere, ovvero un procedimento in grado di rigenerare gli scarti delle lavorazioni e delle fibre nobili  già utilizzate. Questa tecnica si sviluppò in passato come risposta alla povertà del dopoguerra nel distretto di Prato. Tutto ciò ha portato a un nuovo modo di produrre un cashmere italiano «amico dell’ambiente»: filati non solo sono preziosi, ma anche  certificati con i migliori standard ecologici globali per l’integrità dei materiali durante la filiera di riciclo (GRS). Il cashmere rigenerato è fra i protagonisti delle collezioni di maglieria e tessitura e si ritrova anche tra gli scaffali delle grandi catene di abbigliamento.

E’ un modo assolutamente nuovo di fare tessile che combina i criteri dell’economia circolare con le tradizioni antiche toscane. Un’innovazione responsabile che ha come risultato prodotti di eccellenza al 100% ecologici e made in Italy.

La cardatura è fatta con ruote dentate meccaniche che sminuzzano i ritagli e gli scarti fino a ottenere un velo di fibra che in seguito verrà messo in torsione per essere rinforzato, fino a trasformarsi in filati completamente nuovi.

La Lana Rigenerata

La produzione tessile storica di Prato è quella dei tessuti lanieri, in particolare quelli ottenuti mediante l’intreccio di filati e la lavorazione delle fibre corte di lana denominati “cardati”. E’ opportuno sottolineare il fatto che l’aggettivo “cardato” non deve essere necessariamente associato ad un prodotto con basso valore commerciale. Le fibre di lana utilizzate nel processo di filatura cardata possono essere:

• nuove, ottenute dagli scarti della lavorazione del ciclo pettinato;

• ottenute da vari materiali di scarto della filiera sia a monte che a valle della filatura fino alla confezione;

• ottenute da porzioni di tessuto ricavate da abiti usati denominati “stracci”.

Nel distretto tessile pratese sono presenti tutte le fasi del ciclo produttivo che consentono la produzione dei tessuti cardati, dalla rigenerazione delle fibre fino alla nobilitazione e finitura dei tessuti cardati.

La caratteristica di questa lavorazione è l’utilizzo di fibre corte e disomogenee, in mischia tra loro nelle più svariate composizioni, tali da conferire al filato una particolare fisionomia che distingue la filatura cardata dall’altra tipologia rappresentata dalla “filatura pettinata”.

La lana “rigenerata” o “meccanica” ha rappresentato una fenomenale opportunità di affermazione del distretto tessile pratese sui mercati del mondo. Le tecniche del “riciclo”, oltre ad affascinare per i risultati della loro esecuzione, raccolgono e sintetizzano una cultura di attenzione, sensibilità verso l’ambiente, tradizione e professionalità degli operatori. Nel contempo, le industrie della filiera tessile, raccogliendo, selezionando e vendendo i propri scarti, possono ottenere un recupero dei costi perché, altrimenti, questi materiali dovrebbero essere smaltiti come rifiuti industriali e, conseguentemente, esse dovrebbero sostenere un costo.  (estratto dal testo originale: ITIS TULLIO BUZZI)